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Genitore e figli

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Mi raccomando, devi andare dal dottore, il dottore è in via I...

(quella via è una via centrale di Monza, difficilissima

da trovare se vivi a Monza da ventisei anni).

 

Ti ricordi bene dov'è via I...?

 

Quando arrivi in via I..., lascia la tua bicicletta, e vai al numero x,

attenzione, allora, vai al citofono del dottor y, suona, 

e mi raccomando di suonare proprio al citofono del dottor y.

 

Quando ti apre (se ti apre), sali ed entra nello studio del dottor y.

 

Fatti visitare.

 

Era forte, allora come oggi, la tentazione di citofonare

allo studio legale z in via R... nella città di Vicenza,

e di chiedere, con tono sicuro di me, del dottor y.

 

Mi raccomando, durante i colloqui di lavoro, devi dire al direttore

cosa desideri fare nella vita 

(come se io, e il direttore, lo sapessimo, davvero);

tu passeresti tutta la vita a studiare, senza combinare niente,

senza iniziare a costruir qualcosa.

 

Cosa hai fatto a fare una tesi in una materia 

che non ti serve a niente, nel lavoro?

Cosa ci guadagni a scrivere,

sulle riviste, sui libri?

 

Era forte, allora come oggi, il desiderio impellente

di drogarmi, in nome dell'autonomia,

in nome della ricerca,

in nome della scrittura,

nei meandri labirintici di un conflitto tra

madri diciassettenni e figli di sessant'anni.

 

Più che vecchio, morto in una stanza,

temo, solo, 

di diventare vecchio. 

 

[Galata morente, 2010]

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